Sollecitata la Prefettura per fare i tamponi a tutti gli operatori e un’indagine epidemiologica adeguata, per disporre le quarantene a chi è a rischio

Giovanni Paolo II PutignanoPutignano Ba – Dopo il caso della paziente 84enne positiva al covid19 di lunedì scorso, nella struttura di riabilitazione funzionale “Giovanni Paolo II”, accreditata dal 2009 all’ASL/Bari, con sede a S. Pietro Piturno - Putignano, il personale sanitario è entrato in agitazione per richiedere tamponi e quarantena (negati) tramite la FP CGIL di Bari.

Il sindacato ha infatti sollecitato anche la Prefettura di Bari, affinché intervenisse, poiché, come da essi dichiarato nella loro comunicazione: «La Asl ha provveduto ad isolare solo i lavoratori che avevano avuto contatti con la paziente nelle 48 ore precedenti all’aggravamento delle condizioni cliniche…». Secondo il sindacato dunque: «…Il rischio biologico di tale decisione sta continuando ad esporre i lavoratori e le loro famiglie, nonché la comunità tutta, a conseguenze gravissime, che già accaduto in altre regioni d’Italia…».

E in effetti, manco a farlo apposta, è di poche ora fa la notizia di altri due pazienti positivi al covid19, presenti in quella struttura fino a ieri.

Disposto sul tre livelli, seminterrato, piano terra e primo piano, il complesso dispone di 60 posti letto distribuiti in 34 stanze: ventiquattro doppie, due singole e una tripla. Ad assistere i pazienti, una squadra di 21 operatori socio sanitari, quattro uomini e diciassette donne. Sono i più esposti perché hanno sempre avuto con loro contatti ravvicinati.

Ora stanno chiedendo con insistenza l’utilizzo del tampone, evidenziando che NON SONO STATI MESSI IN QUARANTENA, e che è messo in discussione anche il certificato medico che autorizza qualcuno di loro ad assentarsi dal lavoro. Il richiesto tampone si può fare solo dopo quarantotto ore che si siano manifestati i primi sintomi della patologia virale. Queste persone, restano in quindi sospese in una surreale attesa, durante la quale si sviluppano le inevitabili sfilacciature di un’ansia che si fa sempre più cupa e insopportabile con il passare delle ore e dei giorni.

Situazione assai problematica, perché “la lente d’ingrandimento tende sempre a restringersi quando l’attenzione che si ha per il servizio pubblico si sposta a quello privato”, sottolinea Ileana Remini, responsabile sindacale della Cgil, settore Sanità, per la provincia di Bari. “Abbiamo firmato proprio avantieri un protocollo d’intesa con il Ministro della Salute in cui chiediamo l’eliminazione dell’Art. 7 del DL del 14 marzo”, continua la Remini. Lo stesso non prevedeva la quarantena per il personale sanitario, perché fu emanato quando la Lombardia diventò tutta una zona rossa. Non era sostenibile, in quel momento, mettere in quarantena gli operatori della sanità come era richiesto a ogni cittadino.”

Anche per la nostra provincia, assicura la sindacalista, abbiamo chiesto che si facciano i tamponi a tappeto al personale medico e paramedico, sia delle strutture sanitarie sia di quelle accreditate, perché il rischio di contagio è uguale in ogni presidio. Seguiamo attentamente le direttive imposte al personale dalla struttura di Putignano, in cui direttore sanitario si è fatto interprete, alla lettera di quanto richiesto dall’Asl/Ba, che ha fatto del decreto, un’interpretazione per noi inaccettabile. In queste ore siamo impegnati a fare pressione sulla grande azienda sanitaria barese perché si facciano i tamponi su tutti i lavoratori della struttura della Kentron, sintomatici e asintomatici, per capire almeno l’entità del fenomeno.

Intanto, da fonte sicura, apprendiamo che in questa struttura, una pattuglia di carabinieri ha richiesto informative sulle più recenti dimissioni o trasferimenti di pazienti. Contemporaneamente un dipendente si è recato al pre-triage di Putignano, per richiedere con fermezza di fare il tampone. Intanto il sindaco di Putignano fa sapere che “sta attentamente monitorando la situazione dopo essere fermamente intervenuta, per quanto di sua competenza, quando ha saputo del trasferimento della prima paziente contagiata dal Cornavirus. L’aspetto sanitario, sottolinea, è di stretta competenza dell’Asl.”