L'assessorato all'agricoltura del Comune di Putignano ha richiesto la ricognizione dei danni provocati dalle gelate dei giorni scorsi

campi gelatiPutignano Ba – Con le gelate di qualche giorno fa sull’agricoltura si è abbattuta l’ennesima calamità naturale, che ha provocato danni ingenti alle coltivazioni arboree dal mandorlo, alla vite, alle albicocche, fino alle ciliegie precoci, anche sul territorio di Putignano.

Lo sottolinea l'assessore all'agricoltura del Comune di Putignano Sandro D'Aprile, facendo eco al presidente della Copagri Puglia Tommaso Battista a proposito della neve e delle gelate che si sono abbattute sulla Regione Puglia nei giorni scorsi, a seguito delle quali numerose aziende hanno perso anche il 100% della produzione.

«Non basta il corona virus - scrive D'Aprile -  In questi giorni abbiamo registrato un altro duro colpo all’agricoltura. Dopo la primavera anticipata di inizio mese il freddo dei giorni appena trascorsi ci ha presentato un panorama desolante: campi ghiacciati e danni alla primizie».

Per tale ragione gli uffici comunali hanno provveduto ad inviare una nota al dipartimento agricoltura sviluppo rurale e tutela dell’ambiente, sezione alimentazione della regione Puglia, affinché si attivi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale.

«Garantire fondi adeguati alle ingenti perdite economiche del settore - Conclude l'assessore - significa alleviare le sofferenze di un comparto già fortemente penalizzato dell’epidemia tutt’ora in corso. L’auspicio è quello che le parole spese in questi giorni dalla politica governativa non rappresentino l’ennesima lettera morta».

Purtroppo però, secondo quanto previsto dalla normativa vigente e soprattutto dalle consuetudini ad essa collegate, l’iter burocratico è piuttosto lungo e le risorse del Fondo di Solidarietà Nazionale sono sempre inferiori rispetto ai danni reali che subiscono le aziende; basti pensare, a tal proposito, che per le gelate del 28 febbraio 2018 le istruttorie delle pratiche per ottenere il risarcimento dei danni sono ancora oggi ferme presso i comuni, tanto che gli agricoltori non hanno riscosso un centesimo.

 
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