Lettera di elogio ai professionisti dell’UOC di Chirurgia Generale del S.Maria degli Angeli

Maria OcchionegroPutignano Ba – Riceviamo e pubblichiamo la seguente missiva di gratitudine ed elogio rivolta al Reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Putignano, a firma della figlia di una paziente 82enne di Palagianello, Maria Occhionegro, a seguito di amputazione parziale dell’arto per ischemia avanzata del piede destro, che le ha salvato la vita.

La missiva è indirizzata anche alle autorità sanitarie regionali e alla direzione del locale presidio ospedaliero.

Nella lettera, il resoconto dolente del lungo e sofferto pellegrinaggio sanitario che aveva portato le protagoniste di questa vicenda dapprima ad imbattersi in medici zelanti ma frettolosi e inconcludenti, i quali, dopo aver sottovalutato il caso avevano lo avevano bollato con un: “non c’è più nulla da fare!…”. Poi invece, la svolta, grazie alla professionalità, competenza e soprattutto solerzia del chirurgo Dott. Giuseppe Grimaldi…


IL TESTO DELLA LETTERA.

Egregio Direttore, la storia di mia madre è una storia lunga e dolorosa, con un bel lieto fine. A distanza di 6 mesi dalla data dell’intervento (24 maggio c.a.), sento l’esigenza di rinnovare la mia ormai immensa gratitudine che nutro nei confronti del dottor Giuseppe Grimaldi e di tutto lo staff di chirurgia del S.Maria degli Angeli di Putignano diretto dal Dott. Festa (Dott.ri U.Cocozza: F.Aquilino; R.Carucci; S.Matarrese; M.Mongelli), che lo coadiuvò in un’impresa che oggi sa di un vero e proprio Miracolo.

In un momento storico in cui troppo spesso si sente parlare di malasanità in Italia, ho potuto constatare l’elevato livello di competenze professionali presenti nell’ospedale Santa Maria degli Angeli di Putignano, e in particolar modo del reparto di Chirurgia Generale.

Lo scorso 24 maggio, mia madre, la Sig.ra Maria Occhionegro ha dovuto affrontare un intervento urgente di amputazione dell’arto dx. Siamo arrivati al in Pronto Soccorso, dell’ospedale di Putignano dopo che ci è stato segnalato il nome del Dottor Grimaldi come persona preparata e competente che potesse fare al caso nostro. Una volta giunti al triage il personale medico ed infermieristico si è solertemente speso, rassicurando la paziente prima e poi ricoverandola in Chirurgia Generale.

Mia madre soffre da sempre di sclerosi multipla progressiva, una malattia invalidante che non ha cura. Ci eravamo rivolti ai migliori professionisti, eppure la situazione nelle settimane precedenti l'intervento andava peggiorando. Fino al momento che il piede dx ha iniziato ad annerisi.

Un eco-color doppler domiciliare rivela l’occlusione di una vena. Dunque urgeva un intervento di angioplastica, o si rischiava l'amputazione dell'arto.

Corriamo immediatamente dal primo (illustre chirurgo vascolare), che però, minimizza il tutto consigliandoci di fare una semplice emogasanalisi: (la causa è solo una carenza di ossigeno… Non rischia nessuna amputazione).

Ma nei giorni successivi le condizioni del piede continuavano a peggiorare fino alla comparsa di un liquido che fuoriusciva dalle dita. Se nonché, anche in questo caso secondo lo stesso medico, bastava che mamma stesse a letto con la gamba elevata e tutto si sarebbe risolto. I giorni passavano ma la situazione continuava a peggiorare. Tra le varie opzioni terapeutiche proposte anche l’ausilio una calza elastica e l'eparina per risolvere.

Ma i giorni passano e le dita del piede sembrano quasi carbonizzate, e i dolori che accompagnano il processo degenerativo divengono atroci e insopportabili. Ottenuto l’ennesimo consulto con il “professore”, questa volta egli ci liquida con un: “ Mi dispiace, se potessi prendermela in carico io lo farei, ma non posso. rivolgetevi alla terapia del dolore perché non c'è più niente da fare, sua madre sta morendo...”.

Su indicazione di un altro professionista del Miulli di Acquaviva veniamo indirizzati al chirurgo vascvolare Dott. Grimaldi dell’Ospedale di Putignano. Anche il suo verdetto è nudo e crudo. Ma attenzione;  egli non se ne lava le mani, se la prende in cura, proponendo l’ultima possibile, una soluzione chirurgica rischiosa, ma che avrebbe potuto salvarla.

E così è stato. Oggi mia madre, pur nei limiti del suo quadro clinico generale e della sua età, (82 anni) è ritornata a stare bene e ad aver voglia di camminare. Obiettivo che giorno per giorno cerchiamo insieme di raggiungere, grazie e ancora grazie al supporto che il Dottor Grimaldi continua a darci. Sempre pronto a supportarci e sopportarci ogni qualvolta lo interpelliamo.

Non dimenticherò mai l’umanità con la quale il Dottor Grimaldi ci ha fornito tutte le informazioni pre e post-operatorie. Con una minuziosità, chiarezza e tatto nel dire anche le probabilità infauste che potevano accadere, e che raramente ricordo in altre realtà (data haimè la lunga esperienza vissuta in questi ambienti); mettere, con pazienza, la propria conoscenza a disposizione del paziente non è cosa da tutti.

A volte si ha solo bisogno di ottimismo e speranza, in quanto ci sono momenti nella vita che richiedono uno sforzo maggiore per predisporre la mente al pensiero positivo e, in questi casi, il conforto delle parole delle persone che si hanno accanto è sempre grandissimo.

Non sempre “purtroppo” trovi un camicie bianco disposto a dedicarti un attimo in più per dialogare. Attimi importanti, perché se l’intervento di per se cura il corpo, le parole giuste curano l’anima.

Un salto culturale importante da fare, secondo me, e che i medici hanno perso di vista, è proprio la gestione del tempo da dedicare all’ascolto.

“Il poco tempo” fa sì che il paziente si trovi in una sorta di terra di nessuno tra l’oggettività impersonale del tecnicismo medico, da una parte, e la soggettività dell’esperienza psicologico-esistenziale (sua e del dottore), dall’altra.

Così, quando il medico ascolta il paziente non deve solo cercare di essere simpatico e accogliente – cose peraltro fondamentali e da imparare – ma deve ascoltarlo nella sua complessità psico-esistenziale, e inoltre deve offrirsi come persona nella pienezza del suo essere, ricca anche di tutte le sue conoscenze, non solo di quelle tecniche”.

Il tipico esempio pratico di questa terra di nessuno è il paziente che va dal medico per qualche piccolo disturbo e si sente dire che sotto il profilo clinico non c’è nienteIl paziente si trova così abbandonato a sé stesso, fino al momento in cui, magari di lì a 3 giorni, si trova tra la vita e la morte e deve fare un intervento chirurgico dall’esito incerto. ( e nello specifico Amputazione coscia dx per ischemia piede dx) Vicenda di cui ahi me è stata protagonista mia madre la Sig. Occhinegro Maria.

Il paziente si sente abbandonato. Egli si aspetta che il medico (il ‘salvatore’) sia una guida. Egli si aspetta umanità, ma competente. Doti che noi fortunatamente abbiamo riscontrato nella persona del dottor Giuseppe Grimaldi, un medico (uno dei pochi in circolazione) umano, competente ed empatico. Il cui plauso non finiremo mai di fare.

Ammalarsi e’ solo un contrattempo che passa in fretta se hai accanto persone che ti curano con cuore… Con immensa gratitudine, Pasqua Donvito

 
Condividi