I debiti della Fondazione Leopardi nella sua luce sono da anni al centro di un infinito ma poco proficuo dibattito, di ogni colore politico che abbia governato Putignano negli ultimi 15 anni

Fondazione Leopardi Putignano Ingresso Palazzo LogroscinoPutignano Ba - L'ente, fondato negli anni’60 per gestire un patrimonio di 15miliardi di vecchie lire, è da tempo indebitato e non riesce a pagare le rate del mutuo (30mila euro  l'anno). Il consiglio di amministrazione che lo gestisce è nominato dalla locale amministrazione comunale di turno.

Fino a qualche anno fa, a parte i proventi della vendita degli ultimi cespiti di proprietà, l’ente si approvvigionava con i 108mila euro di affitto annuo che il Comune gli corrispondeva per l’utilizzo di due piani del “palazzo di vetro” ad uso scolastico per alcune classi degli alunni di scuola elementare.

Successivamente in più occasioni l’amministrazione comunale è più volte intervenuta con vari espedienti ad erogare somme per dare ossigeno alle casse dell’ente sostanzialmente improduttivo.

Ancora oggi, in tanti a Putignano, si chiedono tuttavia che fine abbia fatto l’ingente patrimonio donato da un signore, tal Domenico Mario Logroscino, negli anni ’60, del valore di circa 15miliardi di lire dell’epoca. Soccorre i lettori curiosi di conoscere tutta la storia, seppure in sintesi, un articolo del lontano luglio 1995 pubblicato sul periodico locale “Agorà”, a firma Paolo Vinella.

La storia

“Sul finire degli anni Ses­santa tal Domenico Mario Logroscino, fa­coltoso possidente di Noicattaro venuto al­l'Ospedale «Santa Maria degli Angeli» per lenire alcuni acciacchi, tornò a casa soddi­sfatto a tal punto che, non avendo figli, de­cise di devolvere la parte più cospicua dei propri beni, case, suoli e terreni sparsi dalla periferia di Bari fino a Fasano, alla costi­tuenda fondazione «Leopardi nella sua lu­ce», con sede a Putignano. Come si legge nell'articolo 3 dello statuto, datato 2 dicembre 1975 (nel frattempo il benefattore, nonostan­te le cure prodigategli, era deceduto), sco­po della fondazione sarebbe stato quello di «promuovere in ogni campo, specialmente in quello medico ospedaliero, la ricerca e il progresso delle scienze». E Giacomo Leo­pardi che cosa c'entrava? Pare fosse una fisima di Logroscino, un tipo bislacco.

Al di là del folclore, comunque, l'intera vicenda ha risvolti assai particolari: per­ché, per esempio, la scelta di costituire una fondazione come ente privato piuttosto che procedere a una donazione direttamente all’ospedale, allora ente pubblico a gestione autonoma e già dotato di beni propri? Pos­siamo supporre che gli interessati suggeri­tori sapessero bene che con un ente privato le mani sarebbero state più libere nell'amministrare l'ingente patrimonio: figuriamoci se chi di competenza si sarebbe lasciato sfug­gire la ghiotta occasione! Diamo un 'occhiata agli amministratori della fondazione: oltre a don Filippo De Miccolis, che ne fu primo presidente, troviamo suo fratello don Giannetto, Vito Vinella (già sindaco di Putignano), Giuseppe Napolitano e, a rotazione, altri per­sonaggi di spicco, fino ad arrivare ai giorni nostri con Luciano Chiarolla.

Con il passare del tempo comincia a cor­rere la voce che la gestione della fondazione sia alquanto disinvolta: una voce alimenta­ta dal fatto che il patrimonio - valutato, all'inizio degli anni Ottanta, intorno ai 15 mi­liardi di lire dell'epoca - produca, in termi­ni di rendite nette, zero su zero. In tutta la propria vita, la fondazione è riuscita sol­tanto a donare all'ospedale di Putignano un furgone Fiorino!

Nel frattempo nasce la Usl e, scomparsa la figura dell'ente ospedaliero, dal 1982 la fondazione è retta da un Consiglio di am­ministrazione nominato dal Consiglio comu­nale di Putignano, pur continuando a configurarsi come «ente giuridico di diritto privato». Nella prima metà degli anni Ottanta, sotto la presidenza di Vito Vinella, la svol­ta: gli amministratori decidono di vendere (o di «svendere», come suggerisce qualcu­no) quasi tutto il patrimonio della fonda­zione - giri di soldi, tanti soldi - per reinvestirne i proventi nella costruzione di uno stabile (Palazzo Logroscino) da cedere in locazione alla Usl.

Il peggio si scoprì quando la Lega per l’ambiente di Putignano denunciò a più riprese, a partire da febbraio del 1989, una serie di abusi e di illeciti: l'immobile non solo è fatto passare per «opera pubblica» quando inve­ce non lo è ma, stando al progetto presen­tato, sarebbe dovuto sorgere su un suolo accanto all'ospedale. In seguito, con gra­vissime violazioni alle norme urbanistiche, si trasferisce miracolosamente - quasi fosse la casa della Madonna di Loreto! - a oltre due chilometri di distanza, in una zona, di proprietà comunale, destinata a verde pub­blico e che il Comune ha venduto pur non potendo farlo.

Si legge nell'esposto presentato dalla Legambiente il 28 febbraio 1989: «Forse non è un caso che il sindaco dell'epoca delle pro­poste del "Piano dei servizi" è attualmente vicepresidente della Usl Bari 18; che l'ex segretario della De locale è fratello del progettista; che l'ex presidente dell'ospeda­le è fratello del collaboratore del progetti­sta dell'opera; che un altro ex sindaco ed ex presidente dello stesso ospedale è attualmen­te presidente della fondazione».

Scattano sia la sospensione dei lavori - revocata, 15 mesi dopo, da Domenico Laera, il sindaco dei cen­to giorni - sia incriminazioni varie da parte della magistratura, sanate tra amnistie e con­doni. Il «palazzo di vetro» - proprio quello del quale stiamo parlando - è ormai lì, affit­tato alla Usl per la bella cifra di 360 milioni l'anno, «la metà - a giudizio di Chiarolla di quello che sarebbe stato un onesto prezzo di mercato: proprio per ottemperare agli sco­pi statutari della nostra istituzione»..” (Agorà, luglio 1995, Paolo Vinella)

Il Palazzo di vetro, ovvero Palazzo Logroscino, è rimasto sede degli uffici A.S.L. BA fino a marzo 2008; da gennaio 2009 al gennaio del 2013,una parte del Palazzo ospita 19 aule della scuola elementare I° circolo"Gennaro Minzele" di Putignano. Successivamente si sono fatti altri tentativi di “affittare” spazi dell’immobile, ma con risultati assai esigui.