Dopo il successo nei playoff, la Virtus Putignano attendeva il comunicato della Federazione per avere chiarimenti sulla composizione dei prossimi campionati

Virtus_Vito_CastellettiPutignano Ba - Il comunicato è puntualmente arrivato giovedì 5 giugno e, sorprendentemente, ma nemmeno troppo, al suo interno la Virtus, pur essendo la seconda squadra (dopo l'Altamura, vincitore dei playoff nel girone A) ad essere interessata dall'eventuale ripescaggio in un'inedita Eccellenza a 16 squadre, risulta inserita tra le 32 della Promozione 2014/2015. I precedenti storici non allarmano più di tanto mister Vito Castelletti, che parte da qui per tracciare il suo bilancio stagionale:


"Anche negli ultimi due anni sono usciti comunicati simili, non c'è motivo di preoccuparsi. L'anno scorso addirittura l'Eccellenza sarebbe dovuta essere a 15 squadre e poi, come sempre, è stata estesa a 18. Tra l'altro la volontà della Federazione sembrerebbe quella di portare la Promozione a 32 formazioni, mentre ora sono 34. Noi siamo tranquilli e aspettiamo fiduciosi"
Insomma, i festeggiamenti possono proseguire. A chi dedica la vittoria dei playoff?
"Principalmente a chi mi ha scelto, Francesco Ritella, che pur non essendo in società ha dato un suggerimento ai dirigenti. Ma soprattutto la dedico a me stesso e ai miei figli, Christian e Ivan"
Come risponde a chi ritiene che la sua squadra non abbia espresso un bel calcio?
"Bisogna capire da dove nasce questo progetto. In agosto sembrava che la squadra avrebbe affrontato la Prima Categoria, e per tale campionato era stata costruita. Poi mi è stato chiesto di giocare la Promozione da protagonista. Per me è stato complicato. A poco a poco abbiamo puntellato la rosa, ma la nostra priorità era non sforare il budget che c'eravamo prefissati. Sono venute fuori delle lacune, ma ad esse abbiamo sopperito con il lavoro, con lo studio quotidiano, con l'aggiornamento, con i sacrifici. è vero, in certi momenti non abbiamo espresso un gran calcio, ma la bravura di un allenatore sta proprio nel cucire il miglior vestito possibile con la stoffa a disposizione. Ho cercato di adattare l'idea di gioco alle caratteristiche della rosa. E non potevo pretendere molto di più".
Forse il modulo è un po' sopravvalutato, ma anche su questo aspetto ha dovuto rivedere le sue idee, passando dal 4-3-3 al 4-4-2.  
"Sì, come ben ricordi a me piace tanto il 4-3-3, con il metodista davanti alla difesa e gli esterni che tagliano dentro il campo, però mi sono accorto che non avevamo le caratteristiche per farlo. Non avevamo le abilità necessarie per tenere troppo il possesso e il più delle volte ho preferito che si scavalcasse la metà campo per giocare sulla seconda palla"
Ma non ha mai temuto di non riuscire a raggiungere l'obiettivo finale o di perdere il posto?
"No, ho avuto sempre la dirigenza al mio fianco, ho avuto vicino persone che mi hanno sempre spronato. Non ho mai pensato di mollare, nemmeno nei mesi più difficili, come novembre o dicembre. Questa è una delle mie caratteristiche, guardo le cose in maniera obiettiva senza farmi trascinare dalla negatività che viene dall'esterno. Ho sempre e solo pensato a lavorare e trovare una soluzione".
Quali sono stati il punto di forza e quello di debolezza principali della sua squadra?
"Il punto di forza è il gruppo, un gruppo solido, forte. Altrimenti non avremmo vinto i playoff senza mezza squadra dopo una batosta come la sconfitta col Novoli. Le debolezze preferisco tenerle per me. Preferisco pensare a tutto ciò che di positivo abbiamo fatto in questa annata".
Ma il Novoli era più forte del Putignano?
"No, il Novoli non era più forte del Putignano. Per questo noi abbiamo vinto due volte. Dopo lo 0-3 a San Vito ci hanno tarpato le ali: immaginate se decidessero di far osservare una sosta al Bari adesso, nel bel mezzo del momento d'oro che sta attraversando. Siamo stati quindici giorni fermi: il calcio è anche fatto di entusiasmo. E nonostante quello, noi la partita col Novoli l'abbiamo vinta, perché tutte le immagini mostrano chiaramente che il gol di De Luisi fosse regolare. Virtualmente abbiamo vinto sia il campionato che i playoff".
Qual è il giocatore che l'ha sorpresa di più?
"La mia vittoria da allenatore è stata Capriati, da tornante diventato terzino destro, grazie a tanto lavoro"
Cosa si prospetta nel suo futuro e quello della Virtus?
"Noi non ci siamo ancora seduti intorno al tavolo. Ma l'idea a lungo termine era, ed è, quella di creare un grande settore giovanile e, nel giro di due-tre anni, approdare in Serie D, puntando forte su quattro-cinque giocatori nati a Putignano".
Dove deve essere rinforzata maggiormente la rosa per poter competere in Eccellenza?
"Se dovessi essere io l'allenatore, cercherò di alzare il tasso tecnico della squadra, specie per quanto riguarda la quota degli under. Interverrò su tutti i reparti, non ce n'è uno che ne ha più bisogno".
E Caracciolese cosa farà?
"Caracciolese per me è un giocatore confermato. Ha ancora molto da dare al calcio. Lo aspetterò. Nel frattempo farò le mie valutazioni, ma non ci dovrebbero essere problemi: lui ha fatto molto per la squadra e nutro grande riconoscenza nei suoi confronti".
Per concludere, cosa sente di dire ai tifosi putignanesi?
"Li ringrazio. Comprendo che per loro non deve essere stato facile staccarsi da certi giocatori e confrontarsi con un progetto nuovo, ma bisogna capire che a volte occorre fare dei cambiamenti. Credo però che abbiano apprezzato il mio lavoro, la mia lealtà. Mi è dispiaciuto dover rinunciare a tanti ragazzi di Putignano, non perché non fossero bravi, ma perché non pronti per la categoria che si andava ad affrontare. Da scelte coraggiose nascono squadre coraggiose. Sono stato criticato per alcune di esse, come quella di fare a meno di Gemmati. Ma io con lui ho un rapporto splendido, fatto di sincerità, tant'è che mi ha anche mandato un messaggio a fine campionato. Ha capito che, per l'organico a disposizione, avevo necessità di schierare un under tra i pali. Mi è dispiaciuto, sia per i suoi valori tecnici che morali, perché lui ha tutti i requisiti per stare in uno spogliatoio con me. Nei suoi confronti non chiuderò mai le porte".

Giacomo Detomaso