Sul post nomi e cognomi di medici e professionisti additati come “più affidabili” o "migliori perché più disponibili”. Al vaglio le denunce

Post sui gruppi FacebookPutignano Ba – I gruppi social sono luoghi che permettono di dire e scrivere tutto senza censura con il rischio concreto però di permettere una diffusione incontrollata di disinformazione, fake news, abusi e contenuti inappropriati.

Questa volta nel mirino di queste piazze popolar-virtuali, sono finiti i medici di famiglia di Putignano. Ma uno di loro non ci sta e a nome della categoria descrive tutto il suo disappunto.

Il fatto: Il tutto risale ad una decina di giorni fa. Uno dei tanti frequentatori del noto gruppo Fb “Sei di Putignano se…”, chiede ingenuamente, se qualcuno può consigliargli un “buon medico curante su Putignano”. La risposta non si fa attendere e parte una cascata (quasi una novantina) di “nomi consigliati”, corredati da annessa motivazione: “disponibile e cortese”; o da chiari apprezzamenti: “bravissimo/a, grande competenza, ecc.” qualcuno ha persino scritto: “di non fidarsi di quelli che esercitano la professione da poco tempo…”.

Solo qualcuno, forse un pò più erudito ha sottolineato che la scelta o il cambio del medico può essere fatto solo in funzione della disponibilità dichiarata dalla Asl di competenza e che di conseguenza sono i nuovi professionisti ad avere ancora “posti liberi” per accettare nuovi pazienti.

Il tutto pubblicamente, su una bacheca, quella di “sei di Putignano se…” che dichiara circa 18mila iscritti. E che con tutti i commenti che sono passati in rassegna, il post non è di certo passato inosservato.

La cosa sembra senza malizia, ma dal punto di vista della particolare categoria coinvolta, quella dei medici, primo e fondamentale avamposto sanitario del cittadino, ma anche da attenti osservatori, la tal cosa può essere davvero considerata accettabile moralmente e civilmente?

E infatti l’episodio non è passato inosservato proprio da uno di quei medici di Putignano a cui è stata fatta la pagella e che, dinanzi a tale circostanza, ha subito registrato le schermate incriminate, reagendo con comprensibile disappunto e indignazione. Ritenendo peraltro la categoria già abbondantemente vessata a causa del perdurare dell’emergenza sanitaria.  

«È vergognoso constatare che non esiste più il rispetto dei ruoli e nello stesso tempo che stia venendo a mancare anche il rispetto tra colleghi – Scrive la professionista. - Visto che quando si affacciano sulla scena della professione i giovani medici di famiglia, si scatena una spietata lotta di sopravvivenza che non dovrebbe esistere. Si cresce professionalmente con l'umiltà e l'esperienza – Aggiunge il medico - Nel rispetto di chi ha iniziato prima questa professione, e non semplicemente classificandone le capacità in base al numero di pazienti arruolati, o usando tutti i mezzi possibili ed immaginabili per arruolarne di nuovi, fra cui anche questi gruppi social per farsi strada...».

A ben vedere infatti, dichiarare che un medico è migliore o più consigliato di un altro (anche se indirettamente), mettendoli così a confronto in una chat accessibile a tutti, pur nelle migliori intenzioni, equivale ad esprimere pubblicamente giudizi di merito e di valore nei confronti di questi professionisti.

Giudizi che possono, seppure indirettamente, essere discriminatori non solo per gli stessi professionisti menzionati ma, indirettamente, anche per quelli taciuti. E come dire che per esclusione, tutti gli altri medici del luogo non menzionati, non sono all’altezza del loro compito. Senza contare che qualcuno più scaltro potrebbe avvantaggiarsi di tali “consessi”, sponsorizzando subdolamente un proprio amico o parente.

Circostanza dunque, quella denunciata alla stampa da un medico di Putignano a nome dell’intera categoria, e sinora raccontata, che potrebbe divenire anche giuridicamente rilevante, poiché le norme che regolano le più elementari norme civili e di convivenza già stabiliscono dei confini precisi alle forme deliberate di delazione. Se poi entriamo nei casi previsti ex lege, nel caso si prefiguri il reato di diffamazione, i cosiddetti haters dei social rischiano grosso e forse lo ignorano.

I fruitori abituali di questi gruppi, ove spesso si esternano comportamenti lesivi della dignità altrui sono avvisati. In caso di condotte ritenute illecite si può richiedere, in via cautelare, la rimozione dei singoli contenuti o la chiusura del gruppo stesso. Si chiama sequestro preventivo e la Corte di Cassazione lo ha già ritenuto legittimo in diversi casi di diffamazione a mezzo Facebook.

 
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