Sinora 24 i contagi accertati. Di questi 6 operatori e 18 pazienti, tra cui 10 sono residenti a Putignano. Ma c'è attesa per gli altri tamponi in arrivo

Clinica Giovanni Paolo II PutignanoPutignano Ba – Il pericolo di diffusione del contagio paventato qualche giorno fa alla fine si è appalesato: nel centro privato di riabilitazione e diagnostica Giovanni Paolo II sito nel quartiere di San Pietro Piturno a Putignano, si è sviluppato un vero e proprio focolaio di contagi da covid19.

Secondo i dati ufficiali comunicati, nel primissimo pomeriggio di oggi alla città dal sindaco Luciana Laera sono 24 attualmente i tamponi risultati positivi al Covid-19. Di questi 6 operatori sanitari e 18 pazienti, tra cui 10 residenti a Putignano. Uno dei nativi di Putignano sarebbe in quarantena domiciliare mentre gli altri 5 sono al momento asintomatici.

Il numero potrebbe tuttavia ulteriormente salire, in quanto si attendono i risultati degli altri tamponi effettuati. Inoltre, almeno per quanto attiene la situazione dei contagiati di Putignano, andrebbero conteggiati i due casi noti della scorsa settimana e altri due (un medico e un’infermiera) del S.Maria degli Angeli, ancora non confermati.

Tornando al Giovanni Paolo II dunque, i numeri parlano chiaro: quello che si è appalesato è un vero e proprio focolaio che potrebbe sortire ulteriori contagi a carico per esempio dei familiari del personale sanitario rimasto esposto nell’ultima settimana.

Tutto era partito dal primo caso individuato lunedì 23 marzo tra i pazienti ricoverati nella struttura riabilitativa putignanese, una donna 84enne di Monopoli, peraltro poi deceduta due giorni fa, poco dopo il trasferimento presso la struttura covid19 del Miulli di Acquaviva.

Il giorno successivo sono state eseguite le operazioni di sanificazione della struttura ma, sembra siano state messe in quarantena solo le persone venute a stretto contatto con la 84enne positiva nelle 48 ore precedenti.

Più che fondate erano dunque le preoccupazioni manifestate già qualche giorno fa da parte del sindacato la FP CGIL di Bari in rappresentanza degli operatori sanitari di quella clinica, che arrivava persino a sollecitare la Prefettura di Bari per ottenere di sottoporre ai tamponi tutti gli operatori e un’indagine epidemiologica adeguata, per disporre le quarantene delle persone più esposte al rischio.

Nel documento sindacale datato giovedì 26 marzo 2020, inviato alle autorità sanitarie competenti e alla Prefettura, si legge: «La Asl ha provveduto ad isolare solo i lavoratori che avevano avuto contatti con la paziente nelle 48 ore precedenti all’aggravamento delle condizioni cliniche della paziente covid19…». Secondo il sindacato dunque: «…Il rischio biologico di tale decisione sta continuando ad esporre i lavoratori e le loro famiglie, nonché la comunità tutta, a conseguenze gravissime, come già accaduto in altre regioni d’Italia…».

Agitazione sindacale che, nei fatti, ha contribuito a portare alla luce l’allarmante situazione odierna: 24 persone contagiate tra pazienti e operatori sanitari. Un vero e proprio focolaio che non promette nulla di buono anche per i giorni a venire.

 
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