Senza intervento non sarebbe sopravvissuta. Ad eseguire l’innovativa operazione, il neurochirurgo putignanese Giulio Cecchini

Dott. Giulio Cecchini e Dott. Francesco De BiasePutignano Ba - Accusava disturbi saltuari ma significativi la signora Teresa, 47 anni, di Putignano, tra cui intorpidimento di braccio e gamba sinistra e pressione alta, ai quali hanno fatto seguito cefalea e offuscamento della vista. Finché una risonanza magnetica ha rivelato la presenza di una massa benigna “epidermoide” vicina al cervelletto.

La compressione della massa sui tessuti cerebrali, se non trattata, provoca nel tempo disturbi di carattere motorio e funzionale sempre più invalidanti, fino all’ictus, o all’idrocefalo, che conduce alla morte.

Su suggerimento del proprio neurologo Dott. Francesco Mirizzi dunque, la signora Teresa ha deciso di affidarsi all’equipe del reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale San Carlo di Potenza, diretto dal Dott. Giovanni Vitale dove, ad opera del neurochirurgo di Putignano, il Dott. Giulio Cecchini e del collega e amico Dott. Francesco Di Biase, con l’anestesista Dott. Antonio Coviello, è stata sottoposta con successo all'intervento risolutivo di rimozione della massa neoplastica per via endoscopica mini-invasiva.

Ora infatti la signora sta bene dopo solo dieci giorni di ricovero ospedaliero.

Quello eseguito al San Carlo di Potenza è uno dei primi interventi di questo tipo trattati con metodica endoscopica. Casi analoghi erano stati eseguiti fino ad oggi, forse solo in Cina.

Nel caso in esame, la massa “epidermoide” è stata rimossa con un accesso “retrosigmoideo tramite una mini incisione di 4 centimetri dietro l’orecchio. Poche ore dopo l’intervento, senza bisogno di transitare dalla terapia intensiva, come di solito accade in questi casi, la paziente ha fatto colazione e si è mobilizzata solo con un po’ di vertigini che si sono attenuate poco dopo.

 Cervello VentricoliIl tumore era posizionato in una sede piuttosto delicata del cervello – spiega il neurochirurgo Dott. Giulio CecchiniEsattamente nella zona di giunzione tra cervelletto e tronco encefalo, parte arcaica del cervello che controlla tutte le funzioni essenziali alla sopravvivenza.

Questo tipo di tumori – prosegue il medico - per fortuna, non è di tipo infiltrativo, ma di tipo espansivo adattativo. Si propaga negli interstizi delle strutture nervose, avvolgendo i nervi e le arterie, lasciandole intatte. Parliamo di gruppi di nervi che controllano movimenti facciali, oculari, vista, udito, deglutizione, gusto, eccetera.

Ci si trova pertanto a dover operare su una lesione che ha lasciato le parti anatomiche intatte ma sta crescendo, e va rimossa senza danneggiare queste strutture interessate.

Questa patologia – precisa il chirurgo - purtroppo evolve in maniera inizialmente asintomatica. La paziente, che aveva questo problema da quando era piccola, se ne è infatti accorta solo di recente, quando si sono manifestati i primi disturbi.

Sino ad ora – Aggiunge Cecchini - questi tumori sono stati sempre trattati con tecnica microscopica e in craniotomia (apertura del cranio). Il microscopio, posizionato all’esterno, ti consente di vedere all’interno dell’accesso chirurgico.

Con l’endoscopio invece sei all’interno della testa, e questa è la vera novità: sei molto più vicino al punto chirurgico. Con la tecnica endoscopica mini-invasiva inoltre, si riducono i rischi di complicazioni che possono verificarsi a seguito della sollecitazione o del danneggiamento incidentale di alcuni di questi nervi circondati dal tumore, molto sottili, nel corso dell’intervento. Vieppiù che si tratta dei dodici nervi cranici che controllano tutti i movimenti che riguardano la testa.

Con la tecnica endoscopica inoltre, - conclude Cecchini - si riduce moltissimo il decorso operatorio per il paziente che recupera molto più velocemente rispetto all’intervento cosiddetto “a cielo aperto”.

A voler raccontare questa esperienza di buona sanità è stata anche la stessa paziente Teresa - la quale è stata accompagnata passo dopo passo dalla figlia Roberta, infermiera - affinché tutti vengano a conoscenza delle nuove tecniche chirurgiche disponibili, seppure ancora accessibili in poche strutture italiane, che rendono meno rischiosi e più risolutivi questi interventi così delicati, con un più rapido e agevole decorso post operatorio.

 
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