Accadde in Piazza Garibaldi; la signora spirò tra le braccia della figlia. I familiari denunciarono ritardi nei soccorsi, ma la Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione
Noci Ba - Il fatto risale a mese di novembre del 2020. Un malore improvviso nella piazza centrale della città e la signora Maria Grazia e l'interminabile attesa di un'ambulanza che arrivò solo dopo 50 minuti. Ma era ormai troppo tardi: la signora spirò tra le braccia della figlia.
La notizia indignò non solo la comunità nocese ma l'intera popolazione del Sud-Est barese da anni in trincea per vedersi riconosciuto l'accesso ad una sanità migliore e un adeguato diritto alla salute. Soprattutto dopo la soppressione indiscriminata dei tanti presidi ospedalieri del territorio, in nome di una politica di contenimento delle spese sanitarie che, in verità, non è ancora del tutto chiaro se si sia mai realmente appalesato.
Tornando alla sfortunata vicenda di quella terribile sera, i familiari denunciarono ritardi nei soccorsi, ma la Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione per le due persone indagate con l’accusa di omicidio colposo, un medico e un operatore del 118, ritenendo che, essendosi trattato di “morte improvvisa”, come hanno accertato i medici legali, “solo un intervento fortuitamente istantaneo” avrebbe potuto salvare la 68enne Maria Grazia Gentile.
Quindi, nonostante il comportamento “omissivo e negligente” degli indagati, “l’esecuzione di procedure di rianimazione non eseguite non avrebbe cambiato il decorso degli eventi”, così come un più tempestivo intervento del 118. La vicenda risale al 7 novembre 2020.
La donna era seduta su una panchina del centro di Noci, nel Barese, in compagnia della figlia quando, intorno alle 19,- fu colta da malore. Quando poi arrivò il mezzo del 118, 50 minuti dopo, questi non era medicalizzato. Cioé mancava il medico a bordo. Passarono altri 30 minuti prima che arrivasse un medico. Il decesso fu dichiarato alle 21.05.
Gli accertamenti tecnici disposti dal pm che ha coordinato le indagini, Gaetano De Bari, hanno verificato che, in quelle condizioni cliniche, “avrebbero dovuto defibrillare entro 5 minuti per avere una percentuale di sopravvivenza del 50%, percentuale che si riduce del 10% per ogni minuto di ritardo del primo soccorso”.
Per questo la Procura ha ritenuto “non ravvisabili profili di responsabilità” perché “non è stata evidenziata una relazione di causa effetto tra il comportamento, sia pure inidoneo, degli indagati e l’evento morte”.