Ora la conta dei danni dopo il vasto incendio presso l'azienda zootecnica e agrituristica Don Gianvito a Noci. (Si ringrazia Gianni Tinelli per le foto concesse)

Noci_-_Incendio_Masseria_Don_Gianvito_Ph_Gianni_TinelliNoci Ba - Dopo 36 ore, ancora covano sotto la cenere alcuni tizzoni ardenti di quello che è stato uno dei più devastanti incendi del Sud-Est barese di questi ultimi giorni in cui un po’ tutta l’Italia brucia.

A Noci un vasto incendio ha distrutto il capannone di una azienda zootecnica e agrituristica, nel quale sono morti diversi bovini, oltre a ridurre in cenere oltre 1500 rotoballe di foraggio. L’impressionante rogo ha interessato un capannone del noto agriturismo, Masseria Don Gianvito, di proprietà della famiglia Mansueto, ricavato in una azienda agricola nella quale si allevano animali e si coltivano i prodotti che vengono serviti nella sala degustazioni.

Una struttura di fine ‘800, immersa nella campagna nocese, sulla strada provinciale per Mottola, a pochi chilometri dalla città dell’enogastronomia. Le fiamme si sono propagate intorno alle due della notte di domenica 9 luglio, all’interno di in un fienile di circa 1800 metri che conteneva al suo interno anche diversi capi di bestiame.

In un primo momento si era parlato di 30 bovini morti, ma dopo le operazioni di spegnimento sono state ritrovate solo una ventina di carcasse. Altri animali collocati in un’altra ala della struttura sono stati tratti in salvo dai vigili del Fuoco di Putignano, Castellaneta e Bari con le autobotti, che hanno dovuto lavorare incessantemente per quasi 48 ore per avere ragione dell’incendio.

Tutti i 60 uomini del Distaccamento di Putignano suddivisi in 4 squadre, hanno operato incessantemente, avvicendandosi, non solo per domare le fiamme, ma soprattutto per circoscrivere il rogo in modo da salvaguardare le altre parti della struttura ancora non lambite dal fuoco, a cominciare da quella adibita ad abitazione.

Purtroppo non sono più recuperabili le 1500 balle di foraggio ridotte completamente in cenere ed è pesante il bilancio di così tanti capi di bestiame, in gran parte bovini, inesorabilmente divorati dal fuoco. Comprensibile lo sgomento della famiglia Mansueto che con dedizione e spirito di abnegazione ha investito tanto negli in questa azienda zootecnica di succcesso, e oggi dovrà fare i conti con questo enorme danno economico.

E’ stato proprio il proprietario della masseria con il figlio ad accorgersi di quanto stava accadendo, ma le fiamme erano già troppo estese anche solo per poter tentare di liberare gli animali intrappolati nel capannone e l’unica cosa da fare restava quella di allertare i soccorsi.

Nelle ultime ore si sono susseguiti sul posto numerosi sopralluoghi da parte dei Carabinieri e della polizia municipale di Noci, oltre che dei servizi veterinari della Asl di Bari, finalizzati ad accertare le circostanze che avrebbero causato l’incendio, in merito alle quali, escludendo l’ipotesi dell’autocombustione della paglia per via delle alte temperature di questo periodo (il rogo si è sviluppato alle 2 di notte), o del cortocircuito provocato da un guasto, non si può al momento escludere l’origine dolosa. Le indagini sono ancora in corso.

Pare che l'azienda fosse comunque dotata di ageguato sistema antincendio con relativa riserva d'acqua, ma non del sistema di auto-spegnimento, quest'ultimo non obbligatorio.

Altro obiettivo dei continui sopralluoghi sui desolanti resti della struttura incenerita dal fuoco ma ancora fumante, quello di fare una conta, seppure approssimativa, dei danni, sommando altre al valore delle 1500 rotoballe e dei capi di bestiame distrutti, anche i danni subiti dal capannone ormai inagibible e dalle attrezzature agricole in esso contenute, anche se, da quanto si apprende, la previdente azienda pare sia provvista di polizza assicurativa, che potrebbe consentirle di rimettersi la lavoro quanto prima.

    

 
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