Tempi duri per i manganellatori social seriali: segnalare chi esce di casa specie se con targhe di veicoli e numeri civici visibili, significa violare la legge

File allufficio postale2Putignano Ba – Da accusatori ad accusati. E’ così che rischiano di finire tutti quei chiassosi (e in verità anche un po’ stucchevoli) delatori seriali che si ergono a giudici e giustizieri, fotografando e additando le persone su Faceboo o altri social, perché a detta loro sono fuori di casa durante l'emergenza coronavirus.

Rischiano infatti una denuncia penale tutti quei delatori che segnalano sui social network chi esce di casa violando le misure restrittive imposte dal governo. Attenzione dunque alla giustizia fai da te poiché tale indole persecutoria, a ben vedere, potrebbe rivelarsi assai pericolosa.

Lo spiega bene il Sole 24 Ore in un articolo che ha evidenziato come dall'inizio dell'emergenza d'oggi si sono moltiplicati i gruppi pubblici o privati, ma anche soprattutto i singoli profili social, che condividono fotografie di chi fa jogging o esce da casa violando le regole, piccoli presunti assembramenti, anziani seduti alle panchine, eccetera.

Fotografie che spesso rivelano dati riconducibili alle persone ritratte, come targhe di veicoli, numeri civici di abitazioni private, e altri identificativi personali, il tutto reso pubblico nel web.

Nei fatti, si tratta cioè di dati personali che non possono ex lege essere diffusi da privati neanche per denunciare presunti illeciti.

Ricognizione2I delatori incalliti dunque rischiano parecchio: oltre ad un eventuale risarcimento in sede civile, si può incorrere nel reato di diffamazione aggravata, soprattutto se la fotografia viene accompagnata da commenti poco lusinghieri o palesemente accusatori.

Non è noto infatti quale sia il reale motivo per cui quella persona sta uscendo di casa e se effettivamente sta violando le regole. E in ogni caso, eventuali condotte illecite possono essere rilevate solo ed esclusivamente dalle autorità competenti e forze dell'ordine.

Sia chiaro a tutti che il decreto legge n. 19 del 25 marzo attualmente in vigore indica le autorità competenti è solo quelle a doversi fare carico di dare esecuzione alle misure prescritte e, l'emergenza sanitaria, non sospende le norme che disciplinano il rispetto dell'altrui riservatezza e reputazione.

Perciò, va ricordato ai tutti quegli zelanti “manganellatori social” che, tutto ciò che identifica una persona fisica è un dato personale che, salvo particolari eccezioni, non può essere divulgato senza il consenso dell'interessato.

Il reato di diffamazione inoltre,si può configurare anche se si condividono i contenuti su gruppi tipo WhatsApp o Telegram, via e-mail, ecc., ovvero comunicando con più persone.

 
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