Sul palco le celle in cui i condannati a morte esprimono gli ultimi pensieri prima di andare incontro alla esecuzione capitale
Alberobello Ba - Al centro, una sedia con i lacci per rappresentare il gelido strumento di morte della sedia elettrica. E in scena la vite al bivio di quanti stanno per essere giustiziati per i loro crimini. Si chiama appunto «Vite al bivio» ed è lo spettacolo della Compagnia Stabile Assai, il più antico gruppo teatrale operante all’interno del contesto penitenziario italiano, che domani sera andrà in scena in prima nazionale ad Alberobello.
L’appuntamento è domani, 21 agosto, alle ore 21.00 (ingresso libero), davanti a Casa D’Amore, uno dei cinque siti dell’Unesco della Capitale del trulli. Nel cuore del paese che è patrimonio dell’umanità. Come la vita.
La Compagnia della Casa di reclusione di Rebibbia (il cui direttore è Stefano Ricca) è formata da ex detenuti e da detenuti semiliberi che fruiscono di misure premiali, da artisti professionisti oltre che da operatori carcerari e da musicisti. Insomma gli interpreti degli spettacoli realizzati non sono semplici attori sul palco, ma veri protagonisti di quello che recitano. E la finzione scenica diventa realtà di vita concreta.
La Compagnia ha una storia ultraquarantennale ed è stata fondata da Antonio Turco, educatore e direttore artistico della stessa, responsabile nazionale delle Politiche Sociali dell’AICS, l’associazione italiana cultura e sport presieduta da Bruno Molea che da sempre offre concreti contributi nella gestione amministrativa e di indirizzo della Compagnia.
Negli anni la Compagnia si è caratterizzata per la stesura di testi del tutto inediti, dedicati ai grandi temi dell’emarginazione, come l’ergastolo, la follia, la questione meridionale, la integrazione interetnica e il dramma della immigrazione nord africana. Nel 2009 la Compagnia si è esibita, caso unico in Italia all’interno della Camera dei Deputati.
«Per Alberobello è ormai un appuntamento ultraventennale ospitare ogni anno la Stabile Assai, nell’estate alberobellese – dice l’assessore alla Cultura, Alessandra Turi –. E anche quest’anno, nonostante pochi e contingentati eventi, l’amministrazione comunale ha voluto fortemente che lo spettacolo ci fosse, nel rispetto di tutte le norme anti Covid. Per noi è un motivo di orgoglio ospitare la prima nazionale di questo lavoro di grande impatto e attualità (la pena di morte è ancora vigente in molti territori degli Stati Uniti, ma anche in molti altri Paesi, 57 in tutto nel mondo, ndr)».
Lo spettacolo è stato scritto da Antonio Turco. La regia è di Caterina Venturini, importante figura del teatro d'avanguardia italiano. La maggior parte delle testimonianze che saranno rappresentate riguarderà anche il rapporto con un immaginario pubblico dietro le vetrate, pronto ad assistere alla esecuzione. L'invito, sotteso nella declinazione dei monologhi, è quello di far crescere la cultura del perdono, attraverso un rapporto con la vittima cui l'autore del reato ha recato un danno, spesso mortale.