Operazione della Guardia di Finanza di Bari con la collaborazione del Servizio Centrale Di Investigazioni Sulla Criminalità Organizzata (Scico) Di Roma GdF_confisca_clan_Parisi-Stramaglia

I Militari del Comando Provinciale Guardia Di Finanza Di Bari (Nucleo Pt), con la collaborazione del Servizio Centrale Di Investigazioni Sulla Criminalità Organizzata (Scico) Di Roma, hanno dato esecuzione al decreto di confisca di beni per un valore pari ad oltre due milioni di euro, emesso dal tribunale delle misure di prevenzione di bari nei confronti di Angelo Michele Stramaglia “alias chelangelo”.

L'uomo,  (deceduto a seguito di un agguato nell’aprile del 2009), era ritenuto il boss del clan Parisi-Stramaglia, pericolosa organizzazione criminale barese nei cui confronti gli investigatori delle fiamme gialle effettuarono una complessa attività investigativa – coordinata dalla locale direzione distrettuale antimafia – culminata con l’esecuzione, nel dicembre 2009, di 83 provvedimenti di custodia cautelare ed il sequestro di beni per oltre 220 milioni di euro disposti dall’ufficio Gip barese.

In tale ambito investigativo, sempre nel dicembre del 2009, gli specialisti del  gruppo di investigazione criminalità organizzata (g.i.c.o.) Di bari davano altresì esecuzione al decreto n. 325/09 m.p emesso dal Tribunale Di Bari – Sezione Per Le Misure Di Prevenzione, su proposta del procuratore della repubblica di bari – dott. Antonio Laudati, sottoponendo a sequestro l’ingente patrimonio dello Stramaglia, in quanto indiziato di appartenere ad un’associazione di stampo mafioso. Il tribunale di bari – sezione per le misure di prevenzione, con decreto n.3/c/2011 – 324/09 r.g. M.p. Ha ora disposto nei confronti del proposto Angelo Michele Stramaglia la confisca di alcuni dei beni (mobili, immobili, societari e finanziari) che erano stati sequestrati attraverso l’applicazione della richiamata misura di prevenzione.

In pratica, con l’odierno decreto di confisca, ad epilogo delle complesse indagini patrimoniali svolte dalla guardia di finanza di bari, vengono acquisiti definitivamente al patrimonio dello stato i beni sequestrati ad un indiziato di appartenere ad un clan malavitoso sfruttando le importanti novità legislative introdotte dai recenti “pacchetti sicurezza” (leggi n. 125 del 24 luglio 2008 e n. 94 del 15 luglio 2009, confluite nel d. Lgs. N. 159/2011 “cd. Codice antimafia”). Infatti, l’attuale normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale ha, tra l’altro, attribuito maggiore rilevanza alla “pericolosità/mafiosità del bene” rispetto che a quella del soggetto che di quel bene dispone.

Ciò consente, quindi, l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale in forma disgiunta da quella personale, nonché la procedibilità, in caso di decesso del “proposto” ed entro 5 anni dalla sua morte, anche nei confronti degli eredi o aventi causa. Ne deriva che il decesso di una persona sottoposta a misure di prevenzione (come nel caso del Labellarte), una volta accertata la sua organicità ad un sodalizio di stampo mafioso, non fa venir meno l’applicabilità della misura di prevenzione.

Lo Stramaglia, secondo la ricostruzione operata dal g.i.c.o. Della guardia di finanza di bari, rivestiva un ruolo chiave all’interno del sodalizio, essendo  luogotenente del boss Parisi Savino e a capo dell’omino clan egemone su Valenzano, Acquaviva Delle Fonti, Cassano Delle Murge e zone limitrofe. La sua appartenenza alla citata organizzazione è stata sancita, tra l'altro, all’esito del processo denominato “Bleu Moon” in cui è stato condannato, in primo grado, alla pena di anni cinque e mesi quattro di reclusione, con sentenza emessa in data 13.12.2004 del tribunale di bari, confermata in appello con sentenza del 28.11.2005. Agli atti del processo emerge che Stramaglia non aveva mai smesso di svolgere la sua illecita attività iniziata oltre vent’anni fa, risultando sempre ben inserito in sodalizi mafiosi.

Inoltre le investigazioni condotte dal g.i.c.o. Nel corso della citata indagine “domino”, consentivano di individuare il “tesoretto” del clan che lo Stramaglia Angelo Michele, tra il 2001 ed il 2002, aveva affidato all’imprenditore Labellarte Michele, il “cassiere” del clan allo scopo di convertirlo dalla lira all’euro.

La somma pari a circa 6 miliardi delle vecchie lire, provento dei traffici illeciti del sodalizio criminale, fu consegnata, in contante, al Labellarte  che disponeva indirettamente – avvalendosi di “prestanome” - di numerose società e conti correnti bancari attraverso cui ha potuto riciclare il “tesoro” affidatogli. Sono stati sottoposti a confisca, complessivamente, 09 immobili (tra cui ville, appartamenti e terreni) ubicati in Bari, Cassano E Valenzano, nonché 06 rapporti di conto bancari, 05 cavalli da corsa e quote sociali di un’impresa edile con sede in Valenzano (Ba), per un valore complessivo pari a circa 2 milioni di euro.

Con il decreto di confisca odierno, che come detto consente l’acquisizione definitiva dei suddetti beni al patrimonio dello stato, viene ancora una volta confermata l’attenzione costantemente rivolta dalla magistratura e dalla guardia di finanza all’illecito accumulo di patrimoni di derivazione illecita e riconducibili alla criminalità organizzata di stampo mafioso.

 
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