Il testo della lettera di Stefano Maria Sisto che aveva partecipato alla Summer School di Macerata organizzato da Libera

Stefano_SistoPutignano Ba - C’era una volta la lettera. E invece c’è ancora, almeno a quanto dicono i fatti e i numeri. Diciasettemila lettere scritte rigorosamente a mano hanno infatti partecipato negli ultimi nove anni al concorso del Festival delle Lettere, la prima manifestazione italiana dedicata alla scrittura in carta, penna e francobollo organizzata dall’Associazione 365GRADI e riconosciuta negli anni da diverse istituzioni come la Provincia di Milano, la Regione Lombardia, il Comune di Milano e il Ministero dei Beni Culturali.

A conclusione di una Summer School sui fenomeni dell’antiriciclaggio organizzata da Libera, associazione da sempre impegnata nella lotta alle mafie, e dalla Prof.ssa Rosella Castellano dell’Università di Macerata, la referente di Libera per la Regione Marche, Paola Senesi,  ha pensato di coinvolgere studenti universitari e alcuni corsisti della Summer School  nel Festival  che quest’anno aveva come tema Lettere improvvisate: “Senza corruzione, riparte l’Italia”.

Nel corso della cerimonia ufficiale tenutasi il 2 ottobre nel Teatro Litta di Milano, con la partecipazione di Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, e di Paolo Hendel, attore e comico italiano, sostenitore della campagna “Riparte il futuro”, è stata letta la lettera del giovane putignanese Stefano Maria Sisto che aveva partecipato alla Summer School di Macerata. Questo il suo testo:

“Immaginare un mondo senza corruzione… Un’utopia? Non saprei o meglio non vorrei… Come diceva Don Gallo, in realtà l’utopia non è un qualcosa che c’è tra il “già” e il “mai”, ma un qualcosa che c’è tra il “già” e il “non ancora”. Perché, dunque,  arrendersi davanti alla speranza di vedere che “qualcosa” per una volta possa funzionare per il verso giusto?

Se dovessi immaginare la nostra Nazione priva di fenomeni corruttivi, inevitabilmente vedrei un maggiore  senso di appartenenza/vicinanza dei cittadini allo Stato. Un diffuso, profondo attaccamento al bene comune  e meno leggi o, meglio ancora, una nuova “stagione delle leggi”  strettamente legata con un più forte senso del dovere, come  auspicava Aldo Moro.

Vorrei che, per dirla con un noto cantautore, il grido “Italia Italia” non si sentisse solo negli stadi, ma  sempre e in tutti i luoghi, in tutti gli apparati istituzionali finalmente al servizio esclusivo dei  cittadini.

Immagino l’Italia senza segreti di Stato, senza servizi segreti deviati e quindi senza stragi di Stato.

Immagino l’Italia senza “vetri frantumati dalle schegge delle bombe che lasciano i corpi schiavi del silenzio”. Immagino l’Italia senza “lacrime di madri che piangono impazzite la morte crudele delle loro creature”.

Immagino l’Italia come una nazione dove ogni disservizio dovuto alla non curanza di chi non ha adempiuto alle proprie funzioni e al proprio ruolo sia una questione di tutti e non solo di pochi.

Immagino l’Italia  che tutela e valorizza le  bellezze paesaggistiche, storico-architettoniche  e artistiche perché ci sono dirigenti comunali e  sindaci che vogliono  vedere la loro terra incontaminata e intatta.

Immagino il politico italiano che non  ricopre la carica di parlamentare, consigliere regionale, provinciale e comunale  solo per arricchirsi e per promettere a pochi ciò che danneggerà molti, ma che vive il suo impegno civile e politico come un “missionario laico” al servizio dei deboli, degli emarginati e di tutti quelli che non riescono a far valere i propri diritti.

Immagino un’Italia che non veda più scorrere sulla propria terra il sangue di tanti  “figli” che, pur di difendere i principi costituzionali, la democrazia, l’onestà e la convivenza civile, hanno sacrificato la propria vita: tra l’indifferenza di tanti, l’omertà di molti, la complicità di pochi  e forse anche  il tradimento di pochissimi senza pietà e senza rimorso”.

 
Condividi