Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta di Leo Gianfrate, contenente riflessioni all'interno del locale Pardito Democratico

Leo_GianfratePutignano Ba - Ho riflettuto dieci giorni sulle squallide parole, ingiuriose, calunniose,  che un consigliere comunale ha “sputato” durante l’assemblea per l’elezione del nuovo segretario del Partito Democratico di Putignano. Non pensavo che l’acidità potesse portare a tale livello di velenosità ed ad un elenco di bugie ed inesattezze, nonché offese anche verso enti come la Fondazione Leopardi, definita un sottoscala.



Ma andando per ordine comincerei proprio dalla frase “una seggiola nel sottoscala della Fondazione”, il livello culturale probabilmente non aiuta a capire che ad oggi sono nel Cda della Fondazione Leopardi, con la qualifica di segretario e non nel sottoscala. Ma la faccenda diventa quasi ridicola e grottesca,  se si pensa che il mio nome come componente del Cda della Fondazione Leopardi l’ha fatto egli stesso.

Ci sono stati sei mesi (è storia rilevabile dai giornali locali) in cui il presidente Pugliese si era dimesso dall’incarico, Sel non riusciva ad indicare nessuno (rinuncia della signora Genco) e il consigliere Casella era in procinto di lasciare l’incarico facendo decadere l’intero Cda. In quel momento l’allora assessore ed oggi consigliere comunale mi obbligò ad entrare nel Cda, insieme al presidente Gianni Simone ed al confermato dr. Giangiuseppe Dalena, per cercare di salvare dal default la stessa fondazione (non era un caso che nessuno volesse essere nominato), già in difficoltà e privata in quel periodo dell’affitto che pagava il Comune di Putignano per conto della scuola elementare Minzele.

In questi 18 mesi sono entrate nel “palazzo di Vetro” altre cinque aziende-associazioni in affitto, si è risolto un contenzioso pesante, si è sfrattata una società morosa,  e se chi ci sostituirà nel Cda, continuerà nell’azione di risanamento, si potrà ricominciare a parlare dell’attività principale dell’ente, la ricerca, la formazione.

Per “i vent’anni  che sono in politica per cercare un posto al sole”, la verità dice che ho avuto la tessera nel Pds per un anno nel 1997, con Giacomo Polignano segretario, che mi affidò la direzione del mensile locale “la Voce”, poi il ritorno solo al lavoro (che ho sempre anteposto alla politica), la candidatura alle elezioni Provinciali del 2004 con i socialisti autonomisti (rifiutai candidatura nella Margherita, offerta da Vito De Tomaso) dove su 27 candidati sono stato il sesto, nonostante non avessi una lista di supporto nelle contemporanee elezioni comunali. Ancora ritiro, mi sono riaffacciato nel 2009 perché credevo nel nuovo progetto Pd. A volere esagerare ho passato in politica 8 anni e non venti.

Queste sono le verità, atte a tutelare la mia immagine di cittadino, che cammina a testa alta, anche perché a  55 anni non ho mai avuto una denuncia, una querela, un avviso di garanzia, una condanna, assolutamente nulla e vengo rispettato e salutato da tanta gente comune che incontro per strada.

Leo Gianfrate

 
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