Al prossimo Parlamento il compito di far tesoro delle risultanze. Auspicabile una presenza capillare in Puglia dei centri antiviolenza

Sen. Piero LiuzziRoma - Il voto unanime della Commissione piuttosto che posizioni politiche ha registrato la convergenza della politica sull’allarme-Femminicidio contenuto nelle quattrocentocinquanta pagine di relazione approvata e consegnata al futuro Parlamento che dovrà incaricarsi di legiferare secondo le indicazioni contenute nel corposo rapporto ed al fine di rendere la legislazione più rispondente ai mutati costumi, ai danni indotti da Facebook, alla devastante crisi sociale ed economica.

Così il sen. Piero Liuzzi, capogruppo di Noi con l’Italia nella commissione d’inchiesta sul Femminicidio che oggi a Palazzo Madama ha chiuso i lavori durati circa nove mesi. L’odioso delitto - spiega il parlamentare di Noci, unico pugliese della Commissione - nelle sue forme più arcaiche, spesso espressione di nuove povertà materiali e morali, registra impennate non più tollerabili se non modifichiamo norme e leggi in grado di prevenire e controllare la violenza dell’uomo sulla donna anche mediante percorsi di monitoraggio dei comportamenti in famiglia, per consentire aperture reali del nucleo familiare verso la società che, a sua volta, dovrà comprendere che è giunto il momento di condividere scelte di prevenzione, sanzionando, allontanando da casa i violenti, tutelando i minori, aprendo ad innovative azioni di rifugio offerte dai centri antiviolenza di cui la commissione auspica una maggiore presenza sui territori. 

Al mio voto favorevole - conclude Liuzzi - ho premesso l’impegno della presidente Puglisi di provvedere alla diffusione in forma editoriale della Relazione finale inviandola alla rete di biblioteche civiche, scolastiche e di fondazioni culturale e sociali affinché la mancata approvazione da parte dell’aula del Senato del report sul Femminicidio sia compensata da una capillare condivisione nel Paese.

 
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