S'intitola 'Sartistica…mente', l'esposizione di artigianato sartoriale carnevalesco, per risvegliare il piacere di realizzare e indossare una maschera

PSartisticamente_webutignano Ba – Un prezioso contenitore, ove raccogliere ed esporre i “vestiti a maschera” fatti in casa e che hanno accompagnato le edizioni del Carnevale di Putignano degli ultimi 50-60 anni.

Un modo per rileggere parte della storia di questa tradizione così antica, guardandola con gli occhi di chi il carnevale lo ha vissuto da attore, e non solo spettatore come accade oggi.

Il tutto non solo per recuperare e rilanciare il ruolo della maschera, ma anche riscattare il fondamentale impatto coreografico del travestimento riconciliandolo con cartapesta, tendenzialmente più osannata per le sue imponenti ma inanimate sculture.

Questo in sintesi lo spirito di un’interessante mostra intitolata “Sartistica..mente”,  artigianato sartoriale carnevalesco, promossa dall’assessorato alla cultura del comune di Putignano e inserita tra le manifestazioni collaterali di questa 621^ edizione del Carnevale, allestita nel chiostro della biblioteca comunale ed accessibile ai visitatori tutti i giorni fino al 17 febbraio.

Si tratta di una “operazione di recupero”, riferisce l’assessore al ramo Emanuela Elba, da un punto di vista sia materiale che sociale. Materiale perché sta permettendo di raccogliere, inventariare e catalogare, centinaia di costumi, creati per i gruppi mascherati delle parate che si sono avvicendante negli anni, oppure realizzati da privati per partecipare ai famosi veglioni danzanti, questi ultimi inspiegabilmente in via di estinzione. Si tratta di veri e propri manufatti artigianali, realizzati negli anni con perizia da sarte e cucitrici esperte del luogo. Nella ricerca rivestono un ruolo importante anche le fotografie: costumi non più disponibili, saranno progressivamente ricreati grazie alle immagini per essere aggiunti alla collezione.

Sartisticamente_Putignano_mostra_sartoriale_carnevalesca_lowDa un punto di vista sociale questo “esperimento culturale”, ha proseguito la Elba, costituisce uno stimolo presso i cittadini a fare insieme cultura dal basso; per esempio tirando fuori dalla naftalina qualche vecchio vestito di carnevale, immagini e testimonianze d’altri tempi, contribuendo così direttamente a questa “riscoperta”.  Per allestire la mostra sono state coinvolte varie associazioni (Zizzania, Coriandolo, UPTE, Fidas, Fratres, Hybris), artisti  (Luigia Bressan) e artigiani del luogo (Capozza sculture in ferro battuto), appassionati del carnevale.

Partner dell’iniziativa anche un centro di formazione per l'estetica e le acconciature (Pascal), che ha curato il trucco (face painting) dei modelli che indossano i costumi, nonché gli studenti dell’IISS professionale Agherbino, indirizzo moda.

I costumi sono in parte esposti su manichini e in parte indossati da persone, tra forme di cartapesta e foto storiche. In un angolo, alcune sarte sedute al tavolo da lavoro con tanto di macchina per cucire e attrezzi per taglio, mostrano come venivano confezionati i costumi. Il tutto in modo semplice, affinché “possa essere visto con gli occhi di un bambino”.

La mostra sarà visitabile tutti i giorni fino al 17 febbraio, dalle 10 alle 21. Ma il progetto di ricerca proseguirà fino a diventare un’esposizione permanente o candidabile ad eventi d’arte sartoriale, anche fuori dai confini regionali e italiani.   

 
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