Bari - Con ordinanza di custodia cautelare del Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo, GdF_Autoquesta mattina i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari, hanno posto agli arresti domiciliari Sabina Ilaria Tato' - 40 anni di Bari, medico fisiatra, responsabile, direttamente o indirettamente, di vari centri di riabilitazione e laboratori di analisi convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale – e Vittorio Patella, 63 anni di Bari, direttore dell’Unità operativa II Clinica Ortopedica del Policlinico di Bari. I due professionisti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a compiere numerosi reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, truffa aggravata, turbativa d’asta e falsità ideologica in atti pubblici.

Informazioni di garanzia nell’ambito della stessa inchiesta - che fa parte di una più complessa indagine sulla Sanità pugliese – sono state inviate a undici persone, fra le quali: LEA COSENTINO, 42 anni di Lecce, ex direttore della Asl di Bari; FRANCESCO LIPPOLIS, 56 anni di Bari, direttore amministrativo della Asl di Bari; i fratelli GIAMPAOLO E CLAUDIO TARANTINI, 35 anni e 31 anni di Bari, imprenditori..

Il Gip del Tribunale di Bari, sempre su richiesta della Procura, ha disposto il sequestro preventivo di diversi beni nei confronti di VITTORIO PATELLA, per un valore di oltre 290mila euro; SABINA ILARIA TATO’ per circa 64mila euro; CLAUDIO TARANTINI per oltre 280mila euro; FRANCESCO LIPPOLIS, per 20mila euro.

Secondo l’A.G., la dottoressa Tatò e il professor Patella, insieme agli imprenditori Tarantini, avevano promosso e costituito un’associazione per delinquere tesa a garantire, ognuno avvalendosi del proprio ruolo, un beneficio economico a danno della Servizio Sanitario Regionale. Sarebbe stata la dottoressa barese a suggerire al prof. Patella il comportamento che questi avrebbe dovuto avere con i due imprenditori e sarebbe stata sempre la donna a organizzare, nel novembre del 2008, l’ormai noto pranzo in un albergo romano durante il quale si cristallizzò l’accordo associativo. Un incontro che, secondo la tesi accusatoria, era finalizzato a ottenere un incremento del budget assegnato dalla Asl in favore delle strutture gestite sia dalla Tatò che dalla famiglia del Patella.

La dottoressa Tatò era il trait-d’union fra Patella e i Tarantini. I quattro, avvalendosi dei rapporti che Tarantini Giampaolo intratteneva con i vertici della Asl di Bari (nelle persone dell’ex direttore generale Cosentino e dell’attuale direttore amministrativo Lippolis) avevano progettato di arricchirsi a scapito della Sanità pugliese. L’accordo prevedeva che la fisiatra – attraverso i suoi centri anche di riabilitazione – avrebbe dovuto chiedere ai medici di base di prescrivere ai propri assistiti visite ortopediche propedeutiche all’impianto di protesi che il Patella avrebbe dovuto effettuare nella Clinica II Ortopedica del Policlinico da lui diretta.

L’attività di indagine ha consentito di accertare che il professor Patella, nel biennio 2008-2009, ha impiantato esclusivamente protesi commercializzate da aziende riconducibili ai Tarantini (System Medical srl, Tecno Hospital srl, GSH srl e TGS) e dalla Myrmex spa, azienda di cui gli imprenditori baresi erano rivenditori, perché considerate “infungibili”.

Protesi, ma non solo.

Il gruppo era riuscito anche ad ottenere dalla dirigenza della Asl il riconoscimento di un budget maggiore per i servizi di riabilitazione effettuati dalle società riconducibili alla Tatò e a Patella. Insomma, un circuito delinquenziale dove ogni parte tendeva a ottenere il massimo profitto contando sulle conoscenze dell’altro. Il Patella si impegnava a impiantare le protesi dei Tarantini in cambio delle più svariate utilità pretendendo, in particolare, l’acquisto da parte della Myrmex spa di un suo brevetto per la realizzazione delle protesi, l’accredito presso cliniche romane per poter effettuare interventi ortopedici a pagamento, e, ancora, consapevole dell’amicizia che Giampaolo Tarantini vantava con il premier, chiedeva all’imprenditore di intercedere con la dirigenza di Mediaset per fissare un colloquio per un suo familiare.

L’A.G. ha, inoltre, accertato che il professor Patella pur avendo un rapporto professionale esclusivo con il Policlinico di Bari, in violazione della normativa che regola il cd.”tempo pieno”, ha svolto privatamente attività professionale a pagamento in strutture private pugliesi.

Viene, infine, contestato alla dottoressa Tatò di aver “corrotto” dirigenti pubblici di una società riconducibile alla Regione Puglia in merito a un appalto per l’affidamento del Servizio di Sorveglianza Sanitaria.

L’inchiesta, avviata nell’estate del 2008, non può considerarsi chiusa con i provvedimenti eseguiti oggi.

 

 
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