L'ente nato da una donazione da 15 miliardi di lire rischia di fallire. Il cda diviso su come riscuotere un credito verso una società di consulenza: scontro così acceso da richiedere l'intervento di polizia e 118.

cda fondazione leopardiPutignano - Rischia di sbriciolarsi sotto i colpi di dissapori personali e reazioni più che umane, il patrimonio della Fondazione Leopardi, derivante dalla donazione di un nobile proprietario terriero di Noicattaro all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Putignano.

L'ente privato senza scopo di lucro, inizialmente fondato su un patrimonio da 15 miliardi di lire, oggi rischia di essere cancellato dai debiti, pur vantando un cospicuo credito nei confronti di una società di consulenza che occupa in affitto alcuni uffici all’interno del 'palazzo di vetro', unico bene rimasto, realizzato con la vendita del ricco patrimonio immobiliare e sede della stessa Fondazione.

In più di un'occasione il credito è stato richiesto e il pagamento sollecitato, ma al momento senza risultati. Sembra dunque impellente trovare una soluzione alternativa e a breve termine per riscuotere quanto dovuto. Le ipotesi sono due (soluzione giudiziale o straigiudiziale. Su questa scelta si è spaccato il consiglio di amministrazione e sono volati gli stracci. Gli animi si sono placati solo con l'arrivo di una ambulanza del 118 e di una Volante del Commissariato che ha preso a verbale le dichiarazioni della presidente Licia Trisoli, della vice presidente Miriana Romanazzi e del segretario Francesco Casulli, protagonisti della accesa discussione.