In contemporanea alla Biennale di Venezia, si apre a Putignano LIGHT & FIRE Art Explotion, la rassegna d’arte contemporanea che si concentrerà, come a Venezia, “sulla LUCE generata dall’incontro con l’arte”.
Promossa dall’Associazione WORK in PROGRESS con la collaborazione delle gallerie d’arte ROSSI ARTE e SEGNO FORMA, di I-MAKE – il macello della cultura e delle emozioni e patrocinata dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Bari e dal Comune di Putignano, la rassegna metterà in evidenza lo studio della luce e dei movimenti e il legame che esiste tra le diverse opere.
La prima esposizione, che sarà inaugurata sabato 4 giugno alle 18.00 nell’ex Macello comunale di Putignano, sede del Laboratorio Urbano dei Bollenti Spiriti “I-MAKE” in via Santa Caterina da Siena alla presenza degli organizzatori, della progettista Concetta del Vecchio, del SindacoGianvincenzo Angelini De Miccolis e dell’Assessore alla Cultura Giuseppe Genco del Comune di Putignano, è dedicata all’artista Enrico MANERA con la mostra “New Light”.
Nella mostra, che resterà aperta tutti i giorni fino a domenica 19 giugno dalle 18.00 alle 21.00, l’artista giocherà con la Luce, attraverso l’uso dei led, e con il Fuoco che diventerà simbolo di provocazione.
Le opere di Enrico Manera sono fiabe, fumetti, frames cinematografici ambientati in un mondo quasi metafisico che vive, però, di soggetti tratti dalla realtà quotidiana: oggetti comuni come un poster, un aeroplano, una sedia, una finestra, una panca, elementi che fanno anonimamente parte della vita di ogni giorno e che in queste opere sembrano brillare di una luce nuova, proprio in virtù di relazioni segrete e magiche che si intuiscono pur non essendo esplicitate.
ENRICO MANERAA vent'anni frequenta l'accademia di Belle arti di Roma e nel 1973 presenta alcune sculture alla galleria l'elefante di Roma, che lo lega con un contratto sino al 1976. La critica si accorge del suo operato nel 1977, anno in cui espone i propri lavori accanto a quelli di Carla Accardi, Tano Festa, Enrico Baj e altri. Dal 1979 lavora nello studio di Mario Schifano e nel suo ospita l'amico Tano Festa; ritrae Schifano in più dipinti e diventa testimonial della Ray Ban in un suo quadro. Nel 1980 invitato alla mostra "20 anni di segnali"ottiene il premio "Salvatore Basile" per l'omaggio a Pino Pascali.
Dal 1982 apre lo studio a San Francisco. Nel 1988 ritorna a Roma per prendere parte ai funerali di Tano Festa a cui dedica una mostra dal provocatorio titolo "Pensione Bronsky". A inizio anni novanta, allestisce innumerevoli mostre in Europa e America; nel 1997 l'Anicagis gli commissiona una mostra dedicata a Sergio Leone al museo civico di Spoleto; nel 1998 dedica un ciclo di opere, esposte all'ex mattatoio di Roma, a Massimo Troisi, dal titolo "Cuore d'artista". Le sue opere sono acquistate da collezionisti lungimiranti e da collezioni istituzionali prestigiose. Nel 1999 espone nuovamente a New York e dopo l'enorme successo ottenuto, realizza su commissione delle poste italiane il primo francobollo del secolo.
L'Alitalia lo invita ad esporre a Milano, presso l'aeroporto di Malpensa, in catalogo uno scritto di Achille Bonito Oliva. Nasce il ciclo dedicato ad Umberto Boccioni Futurista di striscio, il catalogo è curato da Duccio Trombadori.
Le "passioni" prendono forma, le ineffabili energie che attraversano il pittore, trovano sfogo e diventano gioie di vivere in perenne mutamento, le opere d'arte si rinnovano mediante un concentrato di pensieri condensati in immagini “mediatiche”. La realtà è registrata dall'artista in modo del tutto personale, cogliendone la sua armonia essenziale, fatta di contrasti coloristici, di un’impercettibile calma che si traduce in dinamismo attraverso il segno pittorico.
Manera pone in risalto l'evidente paradosso che esiste tra spirito e materia, descrivendo il sistema sociale nel quale viviamo senza banali e facili categorizzazioni, ma limitandosi a trasportare su tela la sua personale percezione della realtà. Le sue opere sono di impatto, utilizzano un linguaggio universale e globalizzato che toglie il fiato per la veemenza del messaggio che trasmettono. Colpiscono l'assenza d'incertezza di tratto pur essendo sfumato, la cura e la prontezza dell'esecuzione, il connubio tra volumi e colori.
Vi saranno "prospettive" negli scorci dei luoghi dell'infanzia, nei meandri di un passato attualizzato e di "suggestioni" nelle vedute paesaggistiche di chiaro sapore metropolitano. Ogni opera dell'artista è un “fantascopio” che raccoglie dentro di sé luce ed impulsi che nascono da un breve tempo d'incubazione; riflessioni e mutazioni dell'inconscio in cui la vita e l'arte si confondono e diventano inscindibili l'una dall'altra.