La vita, la notte e il lavoro degli artigiani del Carnevale di Putignano. Sul Corso Umberto I, dal 21 gennaio al 9 febbraio

PCarnevale_2016_-_Mostra_fotografica_Dino_Frittoliutignano Ba - Il Carnevale di Putignano è anche fotografia. È prevista per giovedì 21 gennaio, alle ore 12, l’inaugurazione della mostra a cielo aperto La fabbrica di cartapesta, visitabile lungo Corso Umberto I fino al 9 febbraio.

Il tema scelto per l’edizione 622 del Carnevale è la diversità  «Un tema con il quale ci siamo dovuti confrontare parecchio soprattutto in quest’ultimo anno – spiega Giampaolo Loperfido, presidente della Fondazione del Carnveale di Putignano. Un tema ampiamente affrontato in diversi contesti finanche in quello religioso.

Spesso si ha timore del diverso, finchè non lo si conosce e in un mondo cosmopolita come quello attuale è importante apprendere e arricchirsi dal prossimo. Molti ne parlano della diversità, la nostra sfida è invece raccontarla e metterla in scena attraverso le Maschere che rivestono un ruolo quasi pedagogico».

E l’obiettivo attento di Dino Frittoli è andato alla ricerca dei dettagli della preparazione dei carri ispirati alla diversità, vivendo al fianco dei maestri cartapestai le lunghe notti di preparazione.

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Il percorso espositivo, prodotto dalla Fondazione Carnevale di Putignano e curato da Laura Labate per Never Before Italia, con gli scatti di Dino Frittoli, fotografo professionista putignanese, mette in scena il «dietro le quinte» della centenaria kermesse. In modo particolare, cristallizza e racconta la vita che scorre nei capannoni alla periferia della ridente cittadina dove, nel segno della creatività, ogni anno la notte prende il posto del giorno.

L'idea di fondo, afferma la curatrice, «è quella di dar voce, con la complicità del medium fotografico, al tempo della creazione carnascialesca, al lavoro e ai sacrifici di una grande famiglia che ritualmente si riunisce per realizzare i monumentali artefatti di carta, i carri allegorici».

Il corpus iconografico messo a punto per l’occasione narra, dunque, di una comunità ingegnosa e conviviale, quella dei maestri cartapestai della «scuola putignanese», alle prese con la costruzione del teatro più bizzarro di Puglia. Un teatro che è metafora della condizione umana, un teatro che diverte e, al contempo, fa riflettere.

 
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